Bisogna tagliare, o non tagliare i sussidi alle fonti energetiche
rinnovabili?
Prima di avventurarci in risposte, conviene scomporre la
domanda in sottodomande. Ci aiutano alcuni dati diffusi in questi giorni tratti
da un paio di studi costi-benefici, uno di Althesys, un altro di Agici Finanza
d'Impresa. Di quest'ultimo Derrick è in possesso di un rapporto in bozza più
dettagliato del sommario disponibile su www.agici.it,
ma comunque incompleto.
Si tratta di studi in entrambi i casi apparentemente di
parte (quello di Agici è stato commissionato da produttori da fonti rinnovabili),
ma non per questo meno utili per impostare un'analisi.
Entrambi si chiedono quale sia l'effetto economico complessivo
netto delle fonti rinnovabili italiane installate, utilizzando diversi
intervalli di osservazione. Si chiedono cioè se i benefici superino i costi, in
uno scenario futuro di vita utile degli impianti. E rispondono generalmente di
sì. Ma con alcuni, decisivi punti opinabili, che secondo Derrick impediscono di
considerare affidabili i numeri finali in assenza di maggiori informazioni
sulle ipotesi, o di integrazioni.
Vediamo quali sono le voci principali di costo delle fonti
rinnovabili elettriche secondo lo studio Agici, tralasciando per ora le biomasse, incluse nello studio, ma che richiedono
considerazioni a parte:
- I sussidi a spese
delle bollette (circa 10 miliardi di Euro nel 2011, e in fortissima tendenza a
salire a norme invariate).
- I costi di gestione
dell'intermittenza e della non prevedibilità dell'elettricità da queste fonti.
- L'import dei
componenti necessari a costruire gli impianti. (Nota di Derrick: non è chiaro
perché solo l'import di componenti sia considerato come costo e non in generale
l'intero ammontare dei costi di realizzazione e manutenzione. Ignorare i costi
quando sostenuti in Italia è poco comprensibile. E quand'anche dovesse
prevalere questa logica autarchica, dovrebbe essere applicata anche a tutti gli
altri costi e non solo quelli dei componenti).
Vediamo quali invece
i benefici principali delle fonti rinnovabili elettriche secondo Agici:
- Le mancate emissioni
di CO2 e ossidi di azoto.
- Il mancato consumo
di combustibili fossili.
- L'occupazione
diretta e indiretta.
- Gli effetti in
riduzione sul prezzo all'ingrosso dell'elettricità.
Anche tra i benefici ci sono punti la cui valutazione è
difficile e, nell'impostazione di Agici, lascia dubbi.
Ne parleremo nella
prossima puntata. Intanto anticipiamo il risultato dello studio:
Con la sua
impostazione Agici conclude che le rinnovabili elettriche fatte tra il 2008 e
il 2011, alla fine della loro vita utile non saranno state, seppur di
poco, un buon affare. Soprattutto a causa degli alti sussidi al fotovoltaico.
Mentre si riveleranno convenienti quelle costruite dopo il 2012.
Continueremo ad
analizzare questi numeri, utili e interessanti malgrado i punti apparentemente
opachi. Tenendo presente che un'analisi olistica come quella costi-benefici è
inevitabilmente basata su scelte arbitrarie riguardo a come tracciare i confini
degli elementi da considerare e da non considerare.
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