martedì 2 aprile 2013

D155 - La strategia energetica nazionale è decreto - parte 3


Terza puntata sulla Strategia Energetica Nazionale, per semplicità SEN, emanata per decreto del Governo quasi un mese fa dopo una consultazione pubblica, e sulle modifiche rispetto alla sua bozza iniziale.

Con la SEN, per ottenere sostenibilità ambientale, sicurezza degli approvvigionamenti, riduzione della bolletta energetica e crescita economica, i ministeri dello Svilupo Economico e dell'Ambiente propongono una serie di linee guida integrate dell'energia, di cui una settimana fa all'apertura del master SAFE a Roma il sottosegretario Claudio De Vincenti ha rivendicato con passione il valore e l'importanza. È in effetti uno sforzo storico, assente in questa forma da parte dei governi precedenti che pure l'avevano continuamente promesso. Sforzo che però non ha avuto sanzione parlamentare e che quindi resta un atto di indirizzo non cogente, per quanto utile.

Oggi della SEN vediamo il capitolo sull'industria degli idrocarburi.

Il documento descrive la situazione di grande eccesso di capacità produttiva di raffinazione che riguarda l'Italia e altri paesi OCSE, che stanno sperimentando un calo di uso di carburanti per il trasporto su gomma, che si aggiunge in Europa all'impegno a sviluppare combustibili di origine non petrolifera. In Italia, aggiunge Derrick, stiamo vedendo cali nei consumi di combustibili petroliferi dell'ordine dell'8% rispetto a un anno fa, mentre il 2012 si era chiuso con un calo dello stesso ordine di grandezza rispetto all'anno prima.
In questo contesto il Governo auspica da un lato una ristrutturazione del settore raffinazione – con investimenti che temo possano ipotizzarsi pubblici – per una transizione a tecnologie più competitive per le stesse produzioni, dall'altro l'istituzione di un marchio di qualità ambientale per i prodotti raffinati italiani. Soluzioni di contenimento, a cui manca mi pare il coraggio di parlare di necessità di massicce riconversioni, in un settore che è abbastanza impensabile (e nemmeno auspicabile) che possa avere un revival futuro in Italia.

E andando indietro nella filiera del petrolio veniamo a uno dei punti più controversi della SEN: lo sviluppo della produzione di idrocarburi nazionali. Il Governo propone di più o meno raddoppiare la produzione italiana di gas e pertrolio, e dice che è fattibile farlo riducendo il numero di pozzi e quindi di suolo occupato.
Nello stesso tempo, ma qui senza dare spiegazioni, la SEN chiude la porta allo shale gas, cioè alle riserve di gas naturale non convenzionali che hanno rivoluzionato il mercato americano e il cui possibile sfruttamento in Europa è invece molto discusso soprattutto per ragioni ambientali.
La maggiore estrazione di gas e petrolio convenzionali italiani (i cui giacimenti si è invece smesso anche di cercare, scrive il Governo) potrebbe "mobilitare investimenti per circa 15 miliardi di euro coinvolgendo circa 25.000 posti di lavoro, e consentire un risparmio sulla fattura energetica di circa 5 miliardi di euro l’anno per la riduzione di importazioni di combustibili fossili".

Vi soddisfa un'analisi economica del genere? A me no. Perché dà per scontato che ridurre l'import sia di per sé positivo. Il che dal punto di vista del welfare economico è invece un'affermazione apodittica. Infatti, se è del consumatore che ci preoccupiamo, allora importare meno conviene se i costi di approvvigionamento interno alternativi sono più bassi rispetto a quelli dell'import, cosa di cui non si dà evidenza nell'analisi, e che anzi è piuttosto improbabile.
Oppure il discorso è diverso. È un discorso di autarchia energetica e protezione delle imprese nazionali. E la confusione tra i due piani (interessi dei consumatori da un lato e sviluppo, quando non protezione, delle imprese nazionali dall'altro) è purtroppo diffusa in questa strategia come lo è quasi sempre in ciò che bolle sotto a quel coperchio di cui Derrick ha imparato a diffidare. Quello che viene chiamato "politica industriale".

Tornando all'energia, sono molte le critiche di natura più ecologica delle associazioni ambientaliste e di Aspo Italia al rilancio dell'upstream petrolifero italiano previsto nella SEN, e di cui già Derrick dava conto mesi fa in fase di consultazione della bozza di Strategia, e di sul blog troverete i riferimenti.

Meno interessante, a mio parere, l'attacco alla legittimità di questo atto di indirizzo del Governo (per esempio questo), visto che, come dicevo all'inizio, lo stesso Governo non mi sembra attribuisca alla SEN alcuna cogenza se non il valore di analisi che il documento apporta in eredità ai futuri esecutivi.

Martedì prossimo continua su Derrick l'analisi della Strategia Energetica Nazionale.

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