martedì 7 maggio 2013

D159 - Sconti a clienti elettrici energivori


Poco più di un anno fa Derrick si è occupato dei sussidi incrociati che si annidano nelle tariffe elettriche. Riassumo il contesto: prima delle liberalizzazioni i prezzi del gas e dell'elettricità erano anche una leva di politica industriale, e venivano controllati direttamente da agenzie governative. Poi sono arrivati i mercati. Ma le bollette attuali hanno ancora componenti di remunerazione dei costi di sistema tra cui i costi dei sussidi alle rinnovabili e delle reti. Componenti fissate dal regolatore e che non si ripartiscono uniformemente, bensì favoriscono alcune categorie di clienti a spese di altre. Un sistema che ho in passato definito parafiscalità perché è mosso da considerazioni di redistribuzione tipiche del sistema fiscale.

Vedemmo al tempo sempre su Derrick che questa parafiscalità ha favorito fin qui i grandi consumatori elettrici industriali, grazie alla degressività con cui si applica la contribuzione agli oneri di sistema, che a fine 2013 varranno circa 13 miliardi annui. E in particolare hanno favorito alcuni settori e ubicazioni industriali di cui si sono occupate le norme cosiddette Salva Alcoa, poi condannate dalla corte di Giustizia europea che le ha considerate aiuti di Stato e che nel 2009 valevano circa 300 milioni all'anno.
La stessa UE sta indagando per sospetto aiuto di stato illegittimo anche in Germania, dove recentemente è stato applicato un meccanismo di esenzione dei grandi consumatori degli oneri per finanziare i sussidi alle fonti rinnovabili.

Perché tutto ciò è di particolare attualità? Perché uno degli ultimi atti del precedente ministero dello Sviluppo Economico prevede sconti per clienti elettrici energivori di taglia non enorme. Clienti che fino ad oggi non beneficiavano delle condizioni che ho descritto sopra, ma per i quali la bolletta elettrica incide fortemente rispetto al fatturato. Ci sono quattro classi di incidenza, la più intensa delle quali dà diritto a uno sconto del 60% sugli oneri. Si tratta di un intervento del valore di circa 600 milioni/a, che tende a correggere una situazione che vedeva in Italia le grandissime aziende pagare l'elettricità meno che, per esempio, in Germania, ma le medie aziende quand'anche energivore molto di più.

Bene dunque. Ma c'è un problema. Questo intervento non annulla i sussidi specifici a favore dei consumatori-giganti. Semplicemente aumenta la platea dei sussidiati, e riduce quella dei sussidianti, di cui fanno sempre parte le famiglie. Il tutto, in un contesto di consumi in contrazione. Sempre meno clienti, e con sempre meno consumi su cui spalmare l'onere, finanzieranno quindi un numero sempre maggiore di sussidiati.
Un sistema che difficilmente può sostenersi a lungo salvo una riduzione degli oneri da suddividere.

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