martedì 10 dicembre 2013

Guerra dei sussidi: nuovo round - D184

Ci risiamo. La guerra dei sussidi. Questa è la cronaca dell’ultimo round. Tra i protagonisti Legambiente, il ministro Zanonato e Assoelettrica.

Secondo l’OCSE, la IEA e il FMI i sussidi alle fonti di energia fossile sono troppi e hanno molte controindicazioni. Scrive il Fondo Monetario che, per quanto finalizzati alla protezione dei consumatori, essi aggravano i bilanci pubblici, spiazzano spesa pubblica prioritaria, deprimono gli investimenti privati, distorcono i consumi, accelerano l'esaurimento delle risorse naturali e si oppongono agli investimenti in decarbonizzazione e fonti rinnovabili.

Legambiente nel suo “Stop sussidi alle fonti fossili” li ha recentemente quantificati per l’Italia in oltre 12 miliardi all’anno, di cui 4,4 diretti agli autotrasportatori, centrali elettriche fossili e consumatori energivori, e il resto indiretti la cui riconducibilità ai consumi fossili è in qualche caso opinabile (per esempio, Legambiente considera un sussidio indiretto alle fonti fossili i finanziamenti per nuove strade, cosa che in parte è ragionevole, in parte no: una strada, in futuro, potrebbe essere percorsa da veicoli elettrici in uno scenario di generazione elettrica massicciamente da fonti rinnovabili). In altri termini: non c’è dubbio che i sussidi a nuove autostrade siano nati vecchi e criticabili in un contesto in cui il traffico autostradale scende, ma dare aiuti a infrastrutture già mature non comporta necessariamente aiutare le fonti fossili.

Scrive Legambiente: “Perché sussidiamo petrolio, carbone e gas d’importazione quando oggi le fonti rinnovabili sono competitive e l’efficienza energetica è da tutti considerata un investimento strategico”? Affermazione che di piega a mio avviso ne fa solo una: se le fonti rinnovabili sono competitive rispetto alle altre, allora non dovrebbero beneficiare di aiuti, che invece complessivamente ammontano a circa 12 miliardi/anno, proprio la stessa cifra che Legambiente attribuisce alle fonti fossili.
Sarebbe più equilibrato affermare che le fonti rinnovabili, che la politica in particolare europea ha deciso dover essere per buona parte la nostra risorsa energetica del futuro, stanno diventando sempre più competitive, ma non abbastanza per competere con quelle fossili già ora e del tutto, a maggior ragione se sussidiate anche queste ultime.
E che quindi i sussidi a rinnovabili devono progressivamente scendere fino a scomparire per le tecnologie più mature. A patto che quelli alle fossili scompaiano anche loro, però.

Ma siamo alle solite: un tifo da stadio che non riesce a trovare l’ovvia sintesi e che fa twittare al ministro Zanonato che gli unici sussidi alle fonti fossili sono il cosiddetto CIP6. Inesatto, a mio parere, perché uno sconto fiscale sul gasolio da 1,6 miliardi all’autotrasporto o uno sconto sulla bolletta di un energivoro sono soldi.

Chicco Testa di Assoelettrica non è d’accordo con me: dice che è difficile considerare sussidi gli sconti alle accise autotrasporto, visto che da noi sono molto elevate. Vero, lo sono, ribatto io, per chi le paga. Se introduco un vantaggio (enorme, perché il sistema è tale da sterilizzare tutti gli aumenti di accise da anni) per un camion rispetto a un’auto privata, non sto forse sussidiando il primo a spese della seconda che deve pagare anche per lui? Non sto forse sottraendo soldi all’erario?

Questo sistema è come un controllo antidoping, che beccato uno positivo, dopa anche il concorrente per mettere le cose a posto. Quanto possiamo andare avanti così? Ci crediamo o no all’efficienza e alla decarbonizzazione? Se sì, le accise le devono pagare tutti. E se le pagassero tutti si abbasserebbero. E se le fonti rinnovabili mettessero in campo la loro maggior competitività, rivendicata da Legambiente, contribuendo ai costi sul sistema elettrico, di nuovo libereremmo risorse.

I sussidi sono una droga, rendono inefficienti gli operatori. E li rendono più lobbisti barricaderi e meno innovatori, ci avete fatto caso?

Grazie a Marianna Antenucci.

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