Un paio di settimane fa Marco Pannella, nella sua
conversazione della domenica con Massimo Bordin, ha detto che sto tralasciando
in Derrick i temi dell’ambiente. Provo a fornirgli un controesempio oggi.
Pannella
e Bordin stavano parlando del rapporto tra terremoti e attività di estrazione di
idrocarburi e di un recente nuovo articolo su
Science che riprende il report finale della commissione detta Ichese sul
terremoto del 2012 in Emilia.
In una puntata dello scorso autunno ho citato uno
studio sul Journal of Earth and Planetary Science che lega, almeno in termini
probabilistici, fenomeni microsismici allo svuotamento degli idrocarburi in un
giacimento di petrolio di scisti in Texas.
Ricorderete che in seguito a prime ricostruzioni della
commissione Ichese (acronimo dall’inglese che sta per commissione internazionale
di studio sui rapporti tra sfruttamento di idrocarburi e sismicità in Emilia) voluta
dalla regione Emilia Romagna dopo il terremoto di 2 anni fa, il governatore
Errani decise di non attribuire nuovi permessi di ricerca di idrocarburi.
Ora è disponibile
sul sito della Regione la ponderosa e recente relazione credo finale della commissione.
Comprendere nel dettaglio il documento richiede competenze di
geologia che io non ho, ma le conclusioni sono piuttosto intelligibili.
Ebbene: la commissione non esclude che una delle zone di coltivazione mineraria
emiliane – quella della concessione di Mirandola – possa aver innescato scosse
del sisma del 2012.
L’attività che potrebbe aver avuto questo effetto è in
particolare lo spostamento di grandi quantità di fluidi pompate nei giacimenti
per spiazzarne gli idrocarburi, azione questa che anche altri studi considerano la più critica riguardo alla possibilità di innesco sismico.
La parola innescare (“to trigger” in inglese) è
significativa. La commissione non ritiene che le attività estrattive di per sé
possano creare le condizioni per un sisma, ma non esclude che possano attivarlo
quando altre condizioni geologiche critiche sono già presenti.
Insomma: rispetto ad altri studi su casi americani non c’è molto
di nuovo: sbalzi di pressione nei fluidi sotterranei non è escluso che possano innescare
sismi, e questo può essere successo per una parte dei pozzi emiliani.
Quale potrebbe essere un esito ragionevole di decisione conseguente degli amministratori pubblici? Forse una moratoria di nuovi permessi di
estrazione in aree ad alto rischio sismico, anche solo in attesa di nuovi
studi.
I No-Triv usano analisi come quella dell’Ichese come
motivazione per escludere lo sfruttamento di idrocarburi in Italia.
Io credo che
altre motivazioni siano più forti. Quelle che richiamano la conformazione e la
vocazione del nostro territorio. Usarlo per fare sfruttamento di idrocarburi da
noi ha costi-opportunità alti, verosimilmente più alti di quelli che ha
importare idrocarburi o continuare il progresso di alcune altre fonti a più
basso impatto. C’è una bella differenza tra una vasta pianura disabitata e
brulla dell’Oklahoma o del Texas e una valle italiana più densamente abitata e
delicata.