martedì 15 aprile 2014

La rendita idroelettrica - D200

Il 10 aprile scorso Staffetta Quotidiana ha pubblicato, nell’ambito della discussione sul prezzo finale dell’energia e su dove trovare risorse per ridurlo, un articolo di Federico Pontoni e Antonio Sileo dell’Istituto di Economia delle Fonti di Energia dell’università Bocconi, che parla di rendite idroelettiche.

Cos’è la rendita idroelettrica?

L’Italia è storicamente un fortissimo produttore di elettricità dall’acqua, circa 44 TWh su 328 consumati nel 2012, soprattutto grazie ai grandi bacini alpini costruiti nella prima metà del Novecento, mentre il nuovo potenziale sfruttabile è ormai minimo. L’idroelettrico è insomma la frazione più tradizionale e matura della produzione da fonti rinnovabili, ed è in buona parte (salvo i lavori di ammodernamento) già stato economicamente ammortizzato. Costi fissi quindi ormai bassi, e variabili anch’essi minimi, con la conseguenza che la gestione di questi impianti produce margini molto elevati sui costi totali, in particolare in Italia dove i prezzi all’ingrosso dell’elettricità sono ancora (anche se recentemente in modo meno elevato) più alti di quelli dei principali mercati europei.
Un working paper del 2013 del Dipartimento di scienze economiche e statistiche dell’Università di Udine, dello stesso Pontoni con Antonio Massarutto, analizza le centrali idro della provincia di Sondrio, una quota significativa di quelle nazionali, e inferisce un margine unitario nazionale sui costi totali tra i 40 e i 70 €/MWh circa nel periodo considerato (che però, lo ripeto, esprimeva prezzi dell’energia maggiori di quelli attuali), per un totale, scrivono Pontoni e Sileo su Staffetta, tra 1,4 e 2,3 miliardi di Euro all’anno.

La derivazione di acque per la produzione idroelettrica italiana avviene in regime di concessione pubblica, il cui rinnovo è gestito dalle Regioni. E una quota importante delle concessioni sta per scadere. La legge ora prevede gare per l’assegnazione con pagamento di una quota fissa e anche cessione di una quota dei ricavi. Ma gli autori del paper propongono un sistema più sofisticato di estrazione della rendita, legato all’effettivo margine sui costi medi. Secondo Pontoni e Sileo questo permetterebbe allo Stato di trattenere – e usare per abbassare le bollette - più di quanto oggi riesce, che è meno della metà dei margini effettivi.

Il tema è interessante. Infatti non è razionale da parte dello Stato lasciare in mano ai concessionari delle derivazioni idro margini elevati su investimenti ammortizzati. Se mai si può discutere se anche solo con aste più efficaci per il rinnovo si potrebbe di per sé ottenere un effetto simile. Una questione comunque calda, in cui le Autorità di vigilanza dovranno essere più che occhiute, vista l’attuale forte concentrazione di questi interessi in capo a pochi operatori, tra cui l’Enel controllata dallo Stato e alcune utility controllate da enti locali del nord.

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