domenica 14 gennaio 2018

La nuova Strategia Energetica Nazionale (Puntate 309 e 342)

È stata adottata a novembre 2017 con decreti del ministero dello sviluppo economico e dell’ambiente la seconda Strategia Energetica Nazionale (SEN) nell’era dell’energia liberalizzata, con obiettivi al 2030. Ne avevamo dato anticipazioni nella puntata 309, il cui testo è più in basso in questo post.

Un documento che come nella sua prima edizione è arrivato a fine legislatura e comunque non era necessariamente destinato a un passaggio parlamentare. Ma per quanto non vincolante ha un notevole valore programmatico e di orientamento degli investimenti.
I suoi obiettivi cardine sono competitività, sicurezza e sostenibilità del sistema energetico. Vediamo declinati come:

Competitività:
  • Introduzione di un “corridoio della liquidità” del gas per avvicinare il prezzo italiano all’ingrosso a quello dell’hub fiammingo
  • Completamento della liberalizzazione della vendita di elettricità
  • Sviluppo del mercato all’ingrosso dell’elettricità con introduzione di domanda attiva (cioè clienti che forniscono essi stessi flessibilità al sistema), generazione distribuita e maggior autoconsumo (cioè produzione in sito) 

Sicurezza:
  • Nuovi gasdotti di importazione, potenziamento della rete interna e maggiore apertura al mercato del gas naturale liquefatto trasportato via nave (migliorando l’uso dei terminali esistenti)
  • Migliore integrazione delle fonti rinnovabili elettriche con strumenti come un mercato della capacità di generazione, nuove interconnessioni, accumuli elettrici e mercato dei servizi di flessibilità. 

Sostenibilità:
  • Maggior penetrazione delle fonti rinnovabili con obiettivo del 35% al 2030, di cui 55% nel settore elettrico e il 21% nei trasporti
  • Sviluppo dell’efficienza energetica
  • Eliminazione del carbone dal mix di generazione elettrica entro il 2025, con la chiusura di 8 GW di centrali oggi in attività.

Un piano in generale continuità con il passato e su cui i primi commenti di Derrick sono i seguenti:
  • Il cosiddetto “corridoio liquidità” immaginato dal Governo non ha nulla di fisico e ha forti effetti distributivi tra aziende. Farebbe pagare ai clienti finali il costo di uno sconto all’ingrosso sull’accesso al canale d’importazione dall’Olanda. Un sistema cui l’antitrust ha dato parere negativo e le cui prospettive di applicazione quindi si riducono.
  • Il completamento del mercato della vendita di elettricità è certamente fondamentale, alla luce della legge concorrenza che prevede la fine delle tariffe regolate a metà 2019. Ora è urgente una campagna istituzionale per informare i clienti ed evitare che i fornitori monopolisti della tariffa di tutela siano illegittimamente avvantaggiati nella transizione.
  • L’uscita al 2025 dalla generazione elettrica a carbone è una buona notizia per l'ambiente e per la salute di chi vive vicino a queste centrali. Sempreché, sul piano economico, non corrisponderà a compensazioni all’Enel, unico operatore ad avere recentemente investito in questa fonte con la grande centrale di Civitavecchia (e la cui principale fonte elettrica è proprio il carbone) e ai pochissimi altri produttori con impianti a carbone ancora operativi. 

Ringrazio per questa puntata Laura Zigiotti.

Link utili:



Archivio: puntata 309 sulla bozza di SEN 2017

Nel 2013 il Governo elaborò la prima Strategia Energetica Nazionale dai tempi della liberalizzazione dell’energia. Il ministro di riferimento era Passera, il sottosegretario delegato Claudio De Vincenti. La strategia fu emanata con un decreto interministeriale che, a fine legislatura, non ottenne mai sanzione in Parlamento e difficilmente si può dire che essa sia considerabile vincolante per i Governi a seguire. Tuttavia, fu un lavoro importante, perché costringeva a vedere in modo unitario molte politiche dell’energia e a trovarne la coerenza tra loro e rispetto agli scenari attesi. Tra gli obiettivi principali che la strategia del 2013 prevedeva, c’erano lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle infrastrutture utili a fare dell’Italia un cosiddetto “hub del gas” per l’Europa, cioè Paese di passaggio del gas nordafricano e azero (grazie al futuro TAP, quello le cui ultime miglia del tracciato sono in questi giorni bloccate dalle proteste di salentini che apparentemente temono un tubo sotto terra più di due centrali a carbone sicuramente dannose per la salute a Brindisi).

Bene, ora, in preparazione del G7 energia appena terminato a Roma, e di quello generale a Taormina a fine maggio 2017, il Governo ha annunciato una versione aggiornata del documento programmatico sull’energia e ne ha descritto gli obiettivi e gli aspetti principali dello scenario in una presentazione al Parlamento di inizio marzo 2017.

Il primo obiettivo del piano, l’unico su cui mi focalizzo in questa puntata, è la competitività del prezzo dell’energia.
Essa prevederà, secondo le slide del Governo, politiche per avvicinare il prezzo all’ingrosso del gas in Italia a quello del Nord Europa, prezzi che differivano nel 2016 in media del 13%.
Il punto di riferimento è l’hub fiammingo chiamato TTF, rispetto al quale è normale che resti un piccolo differenziale dato dai costi di trasporto.
È anche vero che se noi diventeremo un corridoio del gas, si presume che avremo rispetto al centro Europa vantaggi strutturali sul gas algerino, libico e, una volta che il TAP sarà attivo, azero.
Peccato che dall’Algeria le quantità di gas diminuiscano a causa dei consumi interni e degli scarsi investimenti, e che la Libia non sia certo una fonte sicura.

Traliccio di teleferica presso il passo Duron,
nelle Dolomiti trentine
Il corridoio che cita Calenda nella presentazione in ogni caso è un’altra cosa: il cosiddetto “corridoio della liquidità” che è in realtà un meccanismo (economico, non fisico) per mettere a disposizione del sistema capacità di importazione a prezzi vantaggiosi, finanziando la differenza rispetto al costo di mercato della capacità con un sistema a carico della generalità dei clienti.

E anche per l’elettricità appunto l’obiettivo è ridurre il differenziale nel prezzo finale, che pur abbassatosi molto è ancora in media positivo in Italia per alcune categorie di consumatori rispetto a molti Paesi d’Europa. Ma attenzione, se Calenda spesso richiama l’importanza di un accesso competitivo del manifatturiero all’energia, stando ai dati che lui stesso ha presentato, in confronto alla Germania il risultato di un prezzo più basso da noi già è raggiunto per tutte le imprese tranne quelle a consumi molto bassi, che da noi, come tante volte abbiamo detto qui, pagano l’energia carissima anche per finanziare le agevolazioni ad altre categorie.

Non parlano le slide, ma speriamo ne parlerà la strategia, di come rendere competitiva quella parte sempre più grossa della bolletta (circa i 2/3 per un’utenza domestica o di microimpresa) che non dipende dal prezzo dell’energia sul mercato, ma da come sulla base di norme vengono remunerate le infrastrutture di rete gestite in regimi di monopolio nazionali e locali, sempre più costose, e da come viene stabilita la parafiscalità, la cui voce principale (questa però in calo) sono gli incentivi alle fonti rinnovabili.

Ringrazio Fabio Pedone e Antonio Sileo, il quale con Antonio di Martino ha scritto della valenza giuridica della vecchia SEN 2013 qui.

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