martedì 29 agosto 2017

Bollette elettriche su consumi presunti (Puntate 320 e 325, in radio il 18/7 e 29/8/17)

Torna una puntata di Derrick di supporto, spero, alla gestione del contratto domestico di fornitura elettrica. Parliamo di bollette su dati di consumo presunti e non reali. Un’anomalia che può capitare e rivelarsi piuttosto infida e, per essere risolta, richiede la capacità di leggere il proprio contatore.

Allora: se avete ricevuto una bolletta elettrica con consumi strani rispetto al solito leggete se è basata su dati di consumo effettivi (cioè acquisiti dal distributore automaticamente attraverso il contatore elettronico) oppure presunti. In quest’ultimo caso, in assenza di dati di lettura comunicati dal cliente attraverso la lettura manuale del contatore, il venditore di energia stima un consumo per il periodo fatturato, guarda caso spesso superiore a quello reale.

Dunque ecco le istruzioni su come proteggersi e possibilmente evitare di anticipargli dei soldi.

Contatore elettronico monofase
montato a Roma da Acea (oggi Areti)
Se vivete a Roma, dove come nel mio caso le mancate letture da parte del distributore Areti (gruppo Acea) non sono rare, avete probabilmente un contatore come quello nella foto, e dovete premere l’unico bottone sotto il display e appuntarvi cinque dati che appariranno in schermate successive: il numero nella schermata contrassegnata da “A+”, che è il consumo complessivo in megawattora da quando il contatore è stato installato o resettato, e poi i tre o quattro numeri in corrispondenza di “A+ (T1)”, dove la cifra passa da 1 a 4 (o 3), i quali costituiscono la scomposizione del consumo complessivo per fasce orarie, rilevanti se avete una fornitura con prezzo differenziato in base all’orario di consumo.

Se non vivete a Roma e avete un contatore E-distribuzione (Gruppo Enel) o altrui elettronico di prima generazione, la procedura è molto simile e sotto (o altrove in rete) trovate link alle istruzioni dei contatori più diffusi.
Le quali hanno comunque un valore indicativo, perché i contatori sono stati installati nel giro di oltre dieci anni in versioni differenti e i loro software possono essere stati aggiornati più o meno recentemente. In generale, la lettera A corrisponde a valori di consumo di energia attiva, quella che vi serve. Potete tralasciare le cifre eventuali contrassegnate da R, mentre P indica il picco massimo di potenza assorbito, talvolta anch’esso distinto per fasce, utile per vostra informazione ma non ai fini della rettifica dei consumi.

Se avete un contatore di ultimissima generazione, che E-distribuzione chiama Open Meter e vi è appena stato installato, riferitevi invece alle istruzioni fornite con esso. Sarebbe abbastanza clamoroso che il distributore non riuscisse a leggere questa macchina da remoto.

Forti dei numeri acquisiti, chiamate il fornitore al numero scritto in bolletta (quello dedicato all’autolettura, o in mancanza quello del customer care, o entrambi) per comunicare la lettura, e fatevi confermare che essa è stata acquisita.

Se la bolletta con consumi presunti superiori a quelli appena riscontrati non è ancora pagata, vi conviene chiedere anche la riemissione con annullamento di quella sbagliata.

Se poi siete gente a cui piace farsi valere fino in fondo, intanto avete l’ammirazione incondizionata di Derrick, dopodiché vi invito a scrivere un reclamo scritto al fornitore (se vi sembra che ci abbia marciato con la stima dei consumi) e in ogni caso al distributore che non è stato capace di leggere il contatore, attività per cui è pagato in bolletta.
Se non ricevete risposta ai reclami, o ne ricevete una insufficiente o elusiva, chiamate anche il numero verde dell’Autorità Energia: 800 166654.


Il caso di Giovanni Galgano

Tra le segnalazioni in materia, è arrivata a Derrick quella di Giovanni Galgano (qui su twitter), lobbista milanese già collaboratore in questa puntata di Derrick e nella successiva. Ecco i punti salienti della sua disavventura:

  • A marzo 2017 Galgano sottoscrive un contratto di “tutela simile” con il più conveniente dei fornitori presenti nell’apposito portale (per approfondimenti: link sotto).
  • Ad aprile il nuovo fornitore gli conferma che dal primo maggio sarà loro cliente. A giugno Galgano riceve la bolletta di chiusura del contratto di a2a, il fornitore precedente monopolista nella zona di Milano per l’offerta standard di “maggior tutela”. Un conguaglio di ben 680 Euro. Basato su 14 mesi di letture solo presunte ma, secondo il fornitore, “validate” e quindi valide per il conguaglio. In realtà i numeri del contatore di Galgano dicono tutt’altro: i KWh consumati reali sono circa 400 in meno di quelli presunti. In effetti nessuno ha mai acquisito o da remoto o di persona una lettura in più di un anno, né ha allertato Galgano sulla necessità di leggere lui stesso il contatore.
  • Galgano reagisce bloccando l’addebito automatico sul conto corrente a favore del vecchio fornitore, dopodiché lo chiama e gli viene detto che i numeri li ha mandati il distributore Unareti e che la rettifica la deve fare il nuovo fornitore.
  • Galgano non paga neanche dopo sollecito, fa un reclamo e si affida al nuovo fornitore che s’impegna a chiedere verifica dei numeri a Unareti.
Ecco un commento direttamente dalla sua voce:


Come andrà a finire lo chiederemo più avanti direttamente a lui. Intanto, invito chi sia incorso in situazioni simili a scrivere a Derrick, raccontando com’è andata.


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lunedì 21 agosto 2017

Autorità per l'energia da oggi più cara (Puntata 324, in radio il 22/8/17)

Nello schema del mercato liberalizzato dell’energia, un ruolo fondamentale è quello dell’Autorità indipendente, che da noi recentemente ha acquisito anche le competenze sul servizio idrico, e che sulla base di una legge del ’95 ha compiti fondamentali di regolazione anche tariffaria e di vigilanza rispetto alle aziende del settore, e, insieme all’antitrust, di protezione dei consumatori. Come previsto dalle norme UE, l’Autorità dev’essere autonoma dal Governo (questo a maggior ragione è importante da noi dove l’esecutivo è azionista di controllo degli operatori più grandi, e quindi si pone in permanente e grave conflitto tra l’interesse d’azionista e la difesa della concorrenza).

Un'opera fotografata da Derrick
alla Tate Britain di Londra il 16/8/2015
Autonomia implica anche sostentamento senza trasferimenti dall’amministrazione centrale, per questo l’Autorità italiana per l’energia e l’acqua – come altre autorità indipendenti - è pagata da un contributo delle aziende dei settori soggetti alla sua giurisdizione, calcolato sulla base del loro fatturato. Base imponibile che comporta alcune distorsioni: per esempio le aziende integrate pagano complessivamente meno di quelle con tante entità legali che si scambiano energia tra le varie fasi, e in generale il contributo non tiene conto della capacità di produrre effettivamente utili, come ha notato in passato l'Aiget, associazione di trader e venditori indipendenti d'energia.
D’altra parte, se la logica è quella di far contribuire i soggetti sulla base del lavoro che causano all’Autorità, è corretto che paghino anche quelli (compresi i tantissimi piccoli dell’energia) che guadagnano poco o niente ma che vanno comunque vigilati. Ma proprio in questa logica dovrebbe anche tenersi massicciamente conto che i monopolisti nella gestione delle reti, i cui guadagni dipendono pressoché interamente dalle tariffe stabilite dall’Autorità, sono o dovrebbero essere i principali obiettivi del suo lavoro, e quindi dovrebbero contribuire di più e non di meno come invece il criterio del fatturato comporta su aziende tipicamente con alto rapporto redditività/fatturato come Terna, Snam e le utility cittadine.

Dopo un lungo periodo di aliquota di contribuzione fissa, quest’anno l’Autorità ne ha deliberato – in accordo col Governo come prevede la legge – un aumento clamoroso, di quasi il 20% medio per le aziende energetiche, rispetto al valore precedente che comportava un gettito di circa 55 milioni complessivi e, per la prima volta, ha differenziato l’aliquota per i soggetti che svolgono attività in monopolio, intervenendo positivamente, ma ancora poco, su quella distorsione cui accennavo sopra.

Si tratta di una decina di milioni in più di costo dell’Autorità, non poco, che sollevano secondo Derrick almeno tre quesiti:
  1. Visto che dal bilancio dell’Autorità del 2016 risultano 7 milioni di trasferimento a favore del bilancio dello Stato, non stiamo forse assistendo a una tassa di fatto in vista di maggiori trasferimenti futuri?
  2. Rispetto a uno Stato centrale soggetto a tagli di spesa ormai costanti da anni, è corretto che le Autorità indipendenti non ricevano altrettanta pressione all’efficienza? O meglio: evitando tagli lineari distruttivi, non potrebbero le Autorità essere remunerate anche sulla base di parametri di successo, come la qualità dei servizi oggetto di regolazione (generalmente in aumento nell’energia italiana liberalizzata) e la capacità di rendere efficienti i soggetti concessionari di attività in monopolio, per esempio premiando la riduzione dello spread tra remunerazione del capitale investito ammessa in tariffa e tassi d’interesse di mercato?
  3. La stessa Autorità nella delibera di aggiornamento del contributo motiva il maggiore fabbisogno anche con l’espansione di attività nel settore idrico, che però - sempre secondo l'Autorità - ha minore capacità contributiva di quello energetico. Stiamo assistendo dunque a un sussidio incrociato tra settori? L’”acqua pubblica” sussidiata – in questa voce - dall’energia privata?


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lunedì 7 agosto 2017

Legge concorrenza e energia (Puntata 323 in radio l'8/8/17)

Con la legge concorrenza sono state approvate anche norme sul mercato al dettaglio dell’energia che potrebbero, ma come vedremo sotto non è detto, aumentarne la competitività.

Il punto principale è la fine delle tariffe cosiddette di “maggior tutela”, regolate dall’Autorità di settore e con una componente di costo all’ingrosso che dipende dai mercati, prevista per il lontano luglio 2019. Certamente un passo avanti per la concorrenza del mercato in particolare elettrico. La tariffa di tutela infatti è distorsiva, soprattutto perché nell’elettricità può essere fornita dai soli monopolisti storici (Enel e utility locali), i quali non hanno dovuto sostenere costi di acquisizione dei clienti – costi che sono la barriera principale al cambio di fornitore - e possono operare politiche aggressive sul mercato anche grazie alla lauta remunerazione delle loro attività regolate nella gestione delle reti, attraverso tariffe che si configurano come una sorta di tassa di fatto a favore (anche) di Stato e enti locali azionisti.
Un'installazione alla Triennale di Milano del 2015

A fronte della buona notizia della fine della tutela, il testo della legge Concorrenza non scioglie però nodi che saranno decisivi per capire fino a che punto l’innovazione sarà davvero pro concorrenza. In particolare, il testo finale non esclude che possa operarsi un trasferimento dei clienti oggi in tutela alle società collegate ai medesimi fornitori attuali. Giuridicamente sarebbe abominevole: un decreto dovrebbe attribuire vantaggi specifici a imprese dello stesso gruppo di quelle che oggi forniscono il servizio di tutela, in violazione di norme fondamentali che ne prevedono invece la separazione proprio per evitare simili vantaggi sleali.
Se questo è il timore espresso del senatore Mucchetti, presidente della commissione Industria al Senato, mi sento di condividerlo. Lo stesso Mucchetti del resto nella precedente lettura al Senato aveva proposto un meccanismo per cui i clienti passivi, cioè quelli serviti nel mercato di tutela e che non operino alcuna scelta prima della scadenza, sarebbero dovuti confluire in una sorta di servizio di transizione fornito da operatori scelti attraverso aste e con limiti antitrust.

Ed è proprio su questo punto fondamentale che la versione finale della legge Concorrenza diventa invece elusiva: perché prevede sì un servizio di “salvaguardia” che garantisca la fornitura a chiunque, ma non che su di esso confluiscano i clienti passivi.
Un vuoto per riempire il quale c’è appunto il rischio di decreti che favoriscano l’Enel e le utility locali monopoliste della distribuzione e dell’attuale fornitura elettrica in tutela.

Una volta ancora – in un settore liberalizzato ma solo parzialmente privatizzato - il Governo dovrà decidere se far prevalere i suoi interessi di azionista dell’Enel o di promotore di concorrenza.

Link utili

Il testo della legge concorrenza come approvato al Senato il 2/8/17 (commi in tema energia a partire dal 59):