lunedì 7 agosto 2017

Legge concorrenza e energia (Puntata 323 in radio l'8/8/17)

Con la legge concorrenza sono state approvate anche norme sul mercato al dettaglio dell’energia che potrebbero, ma come vedremo sotto non è detto, aumentarne la competitività.

Il punto principale è la fine delle tariffe cosiddette di “maggior tutela”, regolate dall’Autorità di settore e con una componente di costo all’ingrosso che dipende dai mercati, prevista per il lontano luglio 2019. Certamente un passo avanti per la concorrenza del mercato in particolare elettrico. La tariffa di tutela infatti è distorsiva, soprattutto perché nell’elettricità può essere fornita dai soli monopolisti storici (Enel e utility locali), i quali non hanno dovuto sostenere costi di acquisizione dei clienti – costi che sono la barriera principale al cambio di fornitore - e possono operare politiche aggressive sul mercato anche grazie alla lauta remunerazione delle loro attività regolate nella gestione delle reti, attraverso tariffe che si configurano come una sorta di tassa di fatto a favore (anche) di Stato e enti locali azionisti.
Un'installazione alla Triennale di Milano del 2015

A fronte della buona notizia della fine della tutela, il testo della legge Concorrenza non scioglie però nodi che saranno decisivi per capire fino a che punto l’innovazione sarà davvero pro concorrenza. In particolare, il testo finale non esclude che possa operarsi un trasferimento dei clienti oggi in tutela alle società collegate ai medesimi fornitori attuali. Giuridicamente sarebbe abominevole: un decreto dovrebbe attribuire vantaggi specifici a imprese dello stesso gruppo di quelle che oggi forniscono il servizio di tutela, in violazione di norme fondamentali che ne prevedono invece la separazione proprio per evitare simili vantaggi sleali.
Se questo è il timore espresso del senatore Mucchetti, presidente della commissione Industria al Senato, mi sento di condividerlo. Lo stesso Mucchetti del resto nella precedente lettura al Senato aveva proposto un meccanismo per cui i clienti passivi, cioè quelli serviti nel mercato di tutela e che non operino alcuna scelta prima della scadenza, sarebbero dovuti confluire in una sorta di servizio di transizione fornito da operatori scelti attraverso aste e con limiti antitrust.

Ed è proprio su questo punto fondamentale che la versione finale della legge Concorrenza diventa invece elusiva: perché prevede sì un servizio di “salvaguardia” che garantisca la fornitura a chiunque, ma non che su di esso confluiscano i clienti passivi.
Un vuoto per riempire il quale c’è appunto il rischio di decreti che favoriscano l’Enel e le utility locali monopoliste della distribuzione e dell’attuale fornitura elettrica in tutela.

Una volta ancora – in un settore liberalizzato ma solo parzialmente privatizzato - il Governo dovrà decidere se far prevalere i suoi interessi di azionista dell’Enel o di promotore di concorrenza.

Link utili

Il testo della legge concorrenza come approvato al Senato il 2/8/17 (commi in tema energia a partire dal 59):


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