domenica 27 marzo 2016

Aiuti all'efficienza? Il caso NTV - (D232-6 e 270)

In queste puntate, realizzate con Elisa Borghese e pubblicate inizialmente tra marzo e aprile 2015 e aggiornate a fine marzo 2016, parliamo di un caso di contributi pubblici all’efficienza energetica. Quelli ai treni Italo di Nuovo Trasporto Viaggiatori.


L'investimento NTV deciso nel 2007 e il via libera agli incentivi nel 2014

NTV, primo e per ora unico competitore di Trenitalia del gruppo Ferrovie dello Stato nel trasporto ferroviario ad alta velocità, nel 2007 ordina ad Alstom la sua flotta di 25 treni AGV575 progressivamente entrati in servizio dal 2012. Treni più moderni ed efficienti di quelli allora operati da Trenitalia, che sono stati concepiti qualche anno prima.

Alla fine del 2014, un decreto interministeriale del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente sancisce il diritto di NTV di veder riconosciuto l’investimento nei suoi treni come un “grande progetto” di efficienza energetica. Che implica diritto a contributi pubblici pagati dal sistema delle bollette dell’energia sulla base dei risparmi di consumi elettrici che i treni Italo comporterebbero rispetto al parco già circolante.


L'efficienza energetica nei trasporti

Prima di andare avanti però bisogna ricordare cos’è l’efficienza energetica nell’accezione usata qui. È la capacità di risparmiare energia a parità di performance (nel nostro caso: risparmiare elettricità a parità di chilometri/passeggero percorsi).

In Italia vige un meccanismo che attraverso l’attribuzione dei cosiddetti "certificati bianchi" conferisce a chi fa investimenti in grado di generare efficienza energetica un reddito aggiuntivo rispetto ai risparmi negli acquisti di energia. Se gli investimenti rispettano norme specifiche, le autorità gli conferiscono certificati in misura proporzionale all’energia risparmiata. E siccome i distributori di energia sono obbligati a comprarli sulla base di obiettivi di efficienza loro imposti dalla legge, i certificati hanno un valore sul mercato. Valore che tende a salire quanto più è costoso raggiungere gli obiettivi di efficienza obbligatori.


I "grandi progetti"

Con una legge del 28 dicembre 2012 è ammesso l’accesso ai certificati bianchi anche ai cosiddetti “grandi progetti”: investimenti in efficienza energetica di grande dimensione e di natura infrastrutturale (qualunque cosa voglia dire la parola), che per essere beneficiari degli incentivi richiedono decreti ad hoc dei Ministeri Sviluppo Economico e Ambiente, i quali si avvalgono delle verifiche del Gestore del Sistema Energetico (GSE) ed Enea riguardo all’effettività del risparmio. Il tutto sulla base di linee guida generali stabilite dall’Autorità per l’Energia.

Che Derrick sappia, al momento della redazione di questo articolo, quello di cui stiamo parlando è l’unico grande progetto approvato.


Come misurare l'efficienza energetica nel trasporto ferroviario ad alta velocità

Consul System, che ha assistito NTV nella preparazione della richiesta al Governo, ha proposto di confrontare, sulla base del numero di chilometri percorsi dai treni di NTV, i consumi elettrici di questi treni con quelli medi del sistema ferroviario europeo.

E qui sorgono tre problemi rilevanti sollevati dal GSE:

1) Il parco treni alta velocità italiano precedente all’ingresso di NTV era già nettamente più efficiente di quello medio europeo a cui secondo il proponente ci si dovrebbe riferire.

2) I propri dati di consumo addotti da NTV si riferiscono a simulazioni e non a misurazioni effettive.

3) Non è specificato qual è il coefficiente medio di riempimento di passeggeri che si suppone per la futura circolazione dei treni Italo. Né se, invece, ci si riferirà al numero di passeggeri effettivamente trasportati.

Quest’ultimo punto è decisivo e merita un approfondimento. Dicevamo prima che l’efficienza energetica nei trasporti pubblici si misura calcolando consumi energetici per unità di distanza e di passeggero. È evidente che sulla base di questo indicatore anche il treno più efficiente del mondo ha consumi proibitivi se trasporta pochi passeggeri, pur restando in media il treno il mezzo collettivo più economico dopo il bus in termini di costi vivi energetici.

In generale, per chiederci se i nuovi treni NTV abbiano reso più o meno efficiente il trasporto ferroviario italiano ad alta velocità dovremmo confrontare i consumi complessivi, divisi per passeggero e chilometro, prima di Italo, con quelli dopo Italo.

Ma i dati pubblici sui passeggeri nella rete alta velocità del nostro sistema ferroviario, che Derrick sappia, sono carenti. Cosa abbastanza riprovevole, se pensiamo che la rete è stata pagata in buona parte con le tasse e ha natura pubblicistica e di monopolio legale. Speriamo su questo che l'Autorità dei trasporti, che peraltro riporta numeri perlopiù aggregati del trasporto ferroviario nella sua prima relazione annuale, si dia da fare in termini di richieste di trasparenza agli operatori.

Cos'è l'efficienza energetica nei trasporti?
(Un Concorde fotografato da Derrick
all'aeroporto parigino di Le Bourget)
Dati di una relazione Enea alla Camera (purtroppo un po’ vecchi) e dell’Autorità Trasporti (non più disponibili online a marzo 2016 purtroppo) mostrano una tendenza recente a un aumento dell’offerta di treni cui non fa seguito l’aumento della domanda, con conseguente minor riempimento dei treni.
Per analogia, è ragionevole immaginare che la concorrenza tra Trenitalia e Italo abbia inizialmente ridotto il riempimento medio dei convogli alta velocità, a causa del repentino aumento della capacità di trasporto offerta.
Se questo è vero, nel breve periodo i costi energetici per passeggero e chilometro trasportato sono aumentati, e non si può parlare di maggior efficienza energetica complessiva nel trasporto ferroviario ad alta velocità subito dopo l’ingresso di Italo. È probabilmente anche vero, però, che la disponibilità di un nuovo servizio di massa di trasporto veloce sulle linee AV ha la possibilità di cambiare le abitudini del pubblico e attrarre nuovi clienti, cosa che sta già avvenendo.

Quel che ci premeva, con questa digressione, è vedere come misurare l'efficienza energetica nei trasporti sia una questione complicata, soprattutto in assenza di dati pubblici adeguati. E il meccanismo proposto per sussidiare Italo nemmeno aspira a provarci.


I pedaggi sulla rete ferroviaria

I treni in Italia non pagano effettivamente l’energia che consumano, la quale non viene misurata a livello di singolo convoglio. Invece, il pedaggio per l'uso della rete spalma tra tutti i treni i costi per l’energia di trazione.


Con il cosiddetto “tagliabollette” contenuto nel decreto competitività del Governo Renzi di inizio 2015 sono stati ridotti (secondo Derrick più che opportunamente) gli sconti elettrici in favore della rete ferroviaria italiana, mantenendoli solo per la quota di servizio universale, cioè per quei treni che circolano con logiche e prezzi di servizio pubblico regolato.
Di conseguenza RFI ha incrementato la parte energia dei pedaggi alle società di trasporto ferroviario per gli altri treni, tra cui l’alta velocità. Con un aumento dei costi totali per i vettori passeggeri e merci commerciali che veniva stimato in circa 100 milioni di Euro l’anno totali in un’audizione di Ferrovie dello Stato al Senato nel luglio 2014.


L'interrogazione Vallascas

Andrea Vallascas, parlamentare del M5S, ha espresso in un’interrogazione il sospetto che l’operazione dei certificati bianchi a NTV sia semplicemente un aiuto di Stato. Tesi che Derrick condivide, anche se per ragioni in parte diverse.


Sentiamo su questo Elisa Borghese con Andrea Vallascas:





Ancora e più specificamente:



Dunque per Andrea Vallascas i sussidi su un risparmio energetico inesistente sono semplicemente un modo per riprendere dalla bolletta elettrica di tutti noi quello che le si era tolto con il tagliabollette.

Una tesi interessante, ma che si presta anche a una forte controdeduzione: grazie a un intervento dell’Autorità dei trasporti la componente non energetica dei pedaggi pagati alla rete dai treni commerciali recentemente è scesa in modo da più che compensare l’aumento di quella energetica avvenuto in seguito al tagliabollette. Se è così, i vettori ferroviari non hanno da ciò alcun maggior costo su cui reclamare rifusioni.


La disciplina UE degli aiuti di Stato per la tutela ambientale

Quando un contributo pubblico a un investimento vantaggioso per l’ambiente è accettabile secondo le regole UE?

La prima condizione è che la valutazione economica degli effetti positivi superi quella degli effetti negativi, questi ultimi legati alla distorsione della concorrenza nei settori coinvolti. Quindi l’aiuto dev’essere proporzionato ai risultati e, naturalmente, necessario.

In che senso necessario? La prova del nove della disciplina UE è che senza l’aiuto il soggetto coinvolto non avrebbe compiuto l’azione con effetti ambientali vantaggiosi, che invece l’aiuto rende possibile. È una cosa ovvia: se non vale questa condizione il trasferimento pubblico non può a logica essere considerato utile al comportamento virtuoso.

Bene. Abbiamo già visto che NTV ha ordinato i treni nel 2007. E che solo nel 2013 ha richiesto tramite una società di consulenza specializzata l’incentivo attraverso la modalità “Grandi progetti” di efficienza energetica. Questo viola la condizione della disciplina europea sugli aiuti ambientali pubblici. A meno che NTV non possa dimostrare che il consumo dei suoi treni cambierebbe in assenza dei certificati bianchi, oppure che questi treni verrebbero tolti dal servizio.


La risposta del Governo del 24/3/2016 all'interrogazione Vallascas

Il viceministro dello Sviluppo economico Bellanova ha risposto in forma scritta all’interrogazione Vallascas. Confermando in un passaggio proprio quello che si sostiene qui sopra riguardo al fatto che (parole del viceministro) “ai risparmi imputabili ad iniziative o tecnologie che risultano essere, di per sé, competitive e commerciabili senza incentivi […] non possono essere associati certificati bianchi”. E poi, poco sotto, affermando (senza alcuna logicità comprensibile a Derrick) che i risparmi “addizionali” dei treni Italo sono invece legittimamente sussidiabili. (Forse lo staff del viceministro confonde la condizione di indispensabilità degli aiuti alla decisione di investimento con la maggiore efficienza energetica di Italo rispetto ai treni già in uso? In realtà sono due requisiti indipendenti, non conseguenti l'uno dall'altro).
Il Governo prosegue poi quantificando in 8 milioni di Euro i trasferimenti dalle bollette a NTV nel 2015, citando fonti di stampa e non i dati che il GSE, agenzia proprio del Governo che si occupa di questo e altri meccanismi di incentivi energetici, avrebbe potuto più autorevolmente fornire. (A Derrick, per inciso, risultano circa 14 milioni, proprio dall’elaborazione di dati dal rapporto annuale sui certificati bianchi del GSE - tabella a pag. 34, riportata qui sopra, dove la colonna "GP" è proprio quella dedicata all'unico "grande progetto" sussidiato nel 2015, quello di NTV).


Il Governo cita anche la necessità di misurare in qualche modo i risparmi resi possibili dai treni Italo. Infatti, come abbiamo visto sopra, proprio il GSE ha chiesto che NTV predisponga un sistema che permetta questa misurazione. Per i prossimi anni, quindi, se le richieste del GSE saranno rispettate, il sistema di calcolo dei sussidi a NTV sarà aggiornato sulla base di dati consuntivi sui consumi dei treni.


Conclusione

Parecchie volte qui a Derrick abbiamo lanciato allarmi sulla cosiddetta politica industriale (che in Italia è quasi solo costituita da trasferimenti-tampone ad aziende in difficoltà) la quale carica in modo crescente anche le nostre bollette dell’energia.

Non ci avventuriamo ora in un bilancio riguardo al fatto che dare decine di milioni a NTV sia positivo o negativo tenendo conto della utile concorrenza che NTV ha portato e potrebbe non riuscire più a portare sul servizio ferroviario passeggeri.

Ma quello che è affermabile è che qui si usano le bollette per fare un’operazione non giustificabile per quanto riguarda le regole UE degli aiuti all'efficienza energetica. E che viola ogni razionalità: un aiuto non aiuta l’efficienza se questa è indipendente dall’aiuto stesso.

Grazie a Elisa Borghese coautrice di questo ciclo di Derrick.


Riferimenti

Decreto interministeriale per l’accesso ai certificati bianchi del progetto NTV

Decreto 28 Dicembre 2012 “Determinazione degli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico che devono essere perseguiti dalle imprese di distribuzione dell’energia elettrica e il gas per gli anni dal 2013 al 2016 e per il potenziamento del meccanismo dei certificati bianchi”. (L’articolo rilevantè è l’8).

Relazione annuale 2014 dell’Autorità Trasporti

Interrogazione dell’On. Andrea Vallascas

Disciplina comunitaria per gli aiuti di Stato in materia ambientale

Rapporto 2015 sul meccanismo dei certificati bianchi, GSE.


Alcuni articoli sull'argomento:

Di Giovanni Bucchi su Formiche

Di Stefano Iannaccone su Il Fatto Quotidiano

domenica 20 marzo 2016

La misura dell'energia - D268-9

Come sono cambiati e stanno cambiando i misuratori dell’energia elettrica e del gas che abbiamo in casa o in cantina? (Con Antonio Sileo e grazie anche a una conversazione con Alberto Calvi. Informazioni sui collaboratori esterni di Derrick sono qui).

Un vecchio contatore d'elettricità
ancora in uso per contabilizzazione
interna in un residence milanese 

I contatori elettrici: seconda generazione e verso la terza

I contatori elettrici in quasi tutte le case italiane hanno subìto un salto tecnologico nell’ultimo ventennio o meno, passando da vecchi apparecchi elettromeccanici come quello qui nella foto a nuovi modelli elettronici in grado di essere letti e per alcune funzioni comandati a distanza. In che modo? Per ora attraverso segnali che passano negli stessi cavi elettrici che portano l’energia, un sistema chiamato PLC (power line communication): se va tutto bene, almeno una volta per ogni bolletta il distributore d’energia (cioè il gestore della rete locale) acquisisce i nostri consumi e li rende disponibili a chi ci vende l’elettricità, perché possa fatturarceli.

Ma il giro di questi dati non è istantaneo né infallibile, così capita che la bolletta si basi comunque su consumi in parte, o, peggio e raramente, del tutto calcolati. Se poi le mancate letture si protraggono e il cliente non si preoccupa di controllare e mandare ogni tanto un’autolettura, possono arrivare bollette pazze di conguaglio nel momento in cui il dato reale viene finalmente acquisito. (Sui maxiconguagli già esistono tutele per il cliente e il tema verrà forse ulteriormente regolato, ma il tema non verrà approfondito in questa puntata).

Chi li controlla?

I nuovi contatori elettronici d'elettricità sono dunque più intelligenti dei vecchi.
Hanno però introdotto problemi di controllo. Proprio perché sono elettronici, la verifica del loro corretto funzionamento non può limitarsi all’integrità dell’apparecchio, ma deve riguardare anche il software e il processo di acquisizione, e richiederebbe un ente certificatore in grado di ingerirsi nei sistemi informativi dei distributori.
Secondo alcuni osservatori, tra cui l’esperto e blogger Edoardo Beltrame e l’associazione dei consumatori Codici che ha lanciato una class action in materia, esiste una zona grigia nel controllo delle misure.

Come sarà la terza generazione dei contatori d'elettricità?

La vita degli apparecchi non è eterna (anzi, l'accelerazione tecnologica li rende obsoleti prima) e i primi contatori elettronici installati nelle case italiane arriveranno alla fine della vita prevista già nel 2017, tanto che l’Autorità per l’Energia si sta preoccupando di stabilire le regole per la loro sostituzione, anche riguardo alle caratteristiche che i successori dovranno avere: dovranno dialogare con il cliente, interagire con gli apparecchi o i sistemi di domotica installati in casa, ma anche, potenzialmente, dialogare più velocemente con la rete elettrica, in modo da rendere possibili nuovi servizi come la fornitura d'energia prepagata e telegestita. (Non quella che si vede in una scena del Monello di Charlie Chaplin, dove il contatore del gas si attiva a monete!).

Proprio per questo la stampa specializzata recentemente si è occupata, per esempio con l’articolo “La guerra degli smart meter” di Antonio Sileo su Staffetta Quotidiana il 26 febbraio 2016, dell’ipotesi che la tecnologia PLC rischi di diventare troppo in fretta obsoleta, e con essa la nuova generazione di misuratori se la utilizzeranno. Ed essendo i misuratori in Italia (pur nell’incertezza della legge primaria in materia) remunerati in bolletta come la rete elettrica, il rischio di un investimento eccessivo rispetto ai suoi vantaggi è un rischio di tipo pubblico.

I nuovi contatori del gas

Un contatore elettronico
domestico del gas
I misuratori domestici del gas, a differenza degli elettrici, in gran parte non sono ancora letti a distanza, salvo sperimentazioni da parte di distributori particolarmente virtuosi.
A maggior ragione anche per i misuratori gas non teleletti quindi incombe un piano di sostituzione che dovrebbe compiersi in modo da portare entro il 2018 a 80% la quota di contatori teleletti e telegestiti (in grado cioè anche di interrompere l’erogazione su ordine remoto del gestore della rete).

Quale tecnologia wireless?

Tra elettricità e gas, l’investimento necessario nei prossimi anni per le sostituzioni in Italia si aggirerà sui 6 miliardi, e comporta scelte non ovvie riguardo alle tecnologie di comunicazione dei contatori.

Se per quelli elettrici abbiamo visto che l’opzione più conservatrice (perché già adottata dall’attuale generazione di misuratori) è l’uso di onde convogliate negli stessi cavi della corrente per arrivare a centrali di aggregazione gestite dai distributori, per tutti c’è da scegliere in alternativa tra sistemi di comunicazione wireless.
Tra questi, avrete sentito parlare dell’”internet of things” (IOT), cioè la messa in comunicazione di oggetti attraverso una rete cellulare a banda stretta (e a bassi consumi energetici) ma alta capacità di penetrazione degli ostacoli fisici, per arrivare per esempio in cantina dove un misuratore gas potrebbe risiedere.
Si tratta di una tecnologia in corso di standardizzazione tra i gestori di telefonia mobile di tutto il mondo. È adatta anche all’utilizzo sui contatori gas – non collegati a una sorgente elettrica - grazie alla possibilità di dotarli di batterie in grado di durare quanto la vita utile del contatore stesso, proprio grazie ai bassi consumi dei trasmettitori di questo tipo che, rispetto a quanto faccia un telefonino, devono trasmettere pochi dati numerici.
La tecnologia IOT consente anche l’utilizzo di SIM virtuali, che permettono di cambiare il fornitore dei servizi di comunicazione senza accedere fisicamente al trasmettitore (applicato a un telefonino, questo sistema permetterebbe di cambiare gestore senza doversi procurare una nuova SIM).

Costi e benefici

Convengono questi investimenti? L’analisi non è banale da fare, ma si può ragionevolmente affermare quanto segue.
  •         Un cliente più consapevole dei propri consumi consuma meglio e risparmia.
  •         La telegestione dei punti di fornitura aiuta a combattere la morosità, che oggi è un costo socializzato, cioè pagato da tutti coloro che invece le bollette le onorano.
  •         Le potenzialità commerciali di una maggiore e tempestiva conoscenza del comportamento energetico di un punto di consumo sono vaste e permettono di interagire, automaticamente o meno, col consumatore. Per esempio di limitare o aumentare in modo flessibile la disponibilità di energia, dando al consumatore l’opzione di essere lui stesso a fornire flessibilità al sistema.
Dicevamo che la valutazione costi-benefici è difficile. Ma è anche necessaria nei casi, come quello italiano, in cui i misuratori sono gestiti e posseduti dal distributore, e quindi pagati in bolletta sulla base di tassi di ritorno del capitale indipendenti dalla disponibilità a pagare del consumatore.

martedì 1 marzo 2016

Ancora sulla scelta del fornitore d'energia - D267

Scrive James Salter in “Last Night”:
La gente dice spesso che qualcosa li ha cambiati completamente, un’esperienza un libro, una persona, ma se uno lo conosci da prima ti accorgi che non è poi cambiato così tanto.
Quanti di voi ascoltatori non hanno ancora cambiato il fornitore di luce e gas? Non mi dite che siete ancora nel cosiddetto “servizio di maggior tutela”, cioè la fornitura a condizioni standard, quella di chi, dopo averne avuto la possibilità per quasi dieci anni, non ha ancora mai fatto un contratto sul mercato.
Lo so, lo so, visto che la tutela c’è, ed è ragionevolmente conveniente, uno non ha molta voglia di darsi da fare. Però il risparmio possibile per una famiglia media vale la mezz’ora di tempo per scegliere sul web, dove è facile risparmiare una cinquantina di euro/anno rispetto alla maggior tutela.
Cosa c’è da sapere? Intanto un po’ di terminologia. Cosa sono una voltura, un cambio di fornitore, un’attivazione o riattivazione?

Il mio contatore elettrico. Il vostro lo interrogate mai?
La voltura è il passaggio di un contratto a un altro intestatario, per la stessa fornitura. Non modifica nessuna delle condizioni contrattuali se non l’anagrafica del consumatore, ma costa molto, perché l’Autorità garantisce al distributore, gestore della rete locale e della misura, 27 Euro per l’operazione, che richiede l’invio di copie di documenti, e altri importi simili li chiede di norma il venditore. E in alcuni casi si aggiunge un bollo per l’aggiornamento del contratto. Quindi spostare un contratto può costare una cinquantina di euro o più, un’ottantina fissi se si è in maggior tutela.

Un cambio di fornitore invece è quando cambia l’altra parte del contratto: chi vende, appunto. Se siete già titolari di una fornitura attiva, di solito avete accesso alle condizioni più favorevoli sul mercato: perché un nuovo fornitore ha interesse a strapparvi a quello vecchio, mentre difficilmente permette a un già cliente di accedere senza costi di passaggio a contratti altrettanto vantaggiosi.

Un’attivazione o riattivazione di fornitura presso un contatore che era stato disalimentato di solito è meno immediata e richiede un’interazione anche telefonica con il fornitore.


Quali offerte si trovano?

Le differenze principali sono prezzo fisso o variabile della componente energia in base all’andamento di indici energetici, e prezzo monorario (uguale per tutte le ore della settimana) o differenziato (più caro nei dì feriali con 2 o 3 fasce di prezzo). Attenzione: tipicamente la differenza di prezzo tra fasce orarie sul mercato libero è molto più spinta di quella nel mercato della maggior tutela. Quindi per scegliere occorre fare bene i conti ragionando sulle proprie abitudini e sulla probabilità che cambino. 

Poi, tipicamente ogni fornitore ha una famiglia di offerte aggressive nel prezzo e senza servizi aggiuntivi, e un’altra o più con opzioni più complesse nella fissazione degli importi della bolletta o con la fornitura di altri servizi (per esempio assicurazioni per la casa o apparecchi di solito utili all’efficienza nei consumi).

Altre puntate sulla scelta del fornitore energetico sono qui.